Rifacimento della

Mulattiera di Corzano

La nostra associazione di promozione sociale e culturale è nata nel 2008 per volontà di un gruppo di cittadini che hanno raccolto un sentimento da tempo diffuso nel paese che ambiva ad una ricostruzione della antica mulattiera, che dal paese, saliva all’antico castello di Corzano.

900 mt.

Lunghezza del tracciato

84

Volontari soci

12.206

Ore di mano d’opera

80.000

Sassi posati

Un sentimento permeato da molteplici motivazioni, che andavano dai ricordi di nostalgiche scampagnate di gioventù nei prati del castello, alla devozione diffusa verso la madonna di Corzano, raffigurata in un pregevole affresco di anonimo del 14° secolo e posto all’interno del santuario, oltre che dal richiamo atavico che il colle ha da sempre esercitato nella popolazione e che rappresentava un punto di riferimento, oltre che di un controllo dominante da parte dei signori del castello su tutta la contea circostante. Controllo cui nessuno poteva sfuggire, che perpetratosi nel tempo si è fissato indelebilmente nelle memorie.

Di questa neonata associazione, facevano parte una ventina di iscritti, ma quando cominciarono a prendere forma le motivazioni, che portarono alla realizzazione del progetto vero e proprio e si cominciò a parlare di permessi e come organizzare il cantiere di lavoro, le adesioni diventarono sempre più massicce e a quel punto si cominciò a comprendere che nonostante le difficoltà si manifestassero, non si sarebbe più tornati indietro. Così nell’aprile del 2008 iniziarono i lavori di rifacimento della mulattiera.

2008 – Inizio lavori

Mano a mano che i lavori procedevano, di pari passo aumentava l’adesione e le aspettative verso l’iniziativa da parte della popolazione, tanto da creare non pochi timori sul fatto di non essere in qualche modo in grado di soddisfarle, di fronte a quella che si presentava come un’opera dalle notevoli dimensioni e piena di non poche difficoltà, dove la forza lavoro era improvvisata e composta di soli volontari, aggravata dal timore di come fare per reperire i notevoli fondi economici necessari.

Presto però ci si rese conto che il sentimento e la partecipazione popolare verso l’iniziativa superava qualsiasi ipotizzabile previsione e le adesioni, le sottoscrizioni e gli aiuti da parte di privati cittadini e dalle imprese cominciarono ad assumere proporzioni inaspettate.
Anche l’amministrazione comunale intervenne con un contributo importante di 10.000 €.

La partecipazione dei soci volontari nei lavori della mulattiera ha visto avvicendarsi un numero complessivo di oltre 80 lavoratori. ( Una maggiore quantità di informazioni e di notizie sui lavori e le risorse impiegate per completare l’opera, sono riportate nell’allegato opuscolo di Michele Cornieti, (IL RECUPERO DELLA MULATTIERA DI CORZANO”).

2013 – Fine lavori

Completati i lavori della mulattiera nel 2012, l’associazione nei membri del suo direttivo, si pose l’interrogativo di come evitare che questo grande patrimonio dato dal sentimento partecipativo dimostrato dalla popolazione a tutti i livelli, non andasse perduto, anche se era nella consapevolezza di tutti,che la mulattiera lasciava una eredità talmente coinvolgente ed impegnativa, che sarebbe stato molto difficile per l’associazione ripetersi a quei livelli nelle iniziative future.

Oggi a distanza di 6 anni da questa importante opera, nonostante le preoccupazioni della vigilia, crediamo di poter dire che l’associazione ha speso al meglio questo grande patrimonio ereditato sotto forma di sentimento e grande partecipazione collettiva, organizzando e portando avanti tutta una serie di iniziative che hanno spaziato in molteplici campi del sociale.

Il conforto a questa nostra positiva sensazione, sentiamo di averlo riscontrato dalla risposta partecipativa che la popolazione ci ha sempre dimostrato in occasione delle nostre iniziative, oltre che dal dato, altrettanto significativo e confortante, basato sul numero delle adesioni all’ associazione, progressivamente passato, dai 330 iscritti alla fine dei lavori della mulattiera, agli oltre 500 attuali.

PIANTUMAZIONE CIPRESSI E PIANTE DA FRUTTO:

Sempre nell’ottica di rendere il percorso della mulattiera sempre migliore e partecipato, lungo il suo percorso sono state messe a dimora N. 16 piante da frutto autoctone, oggi quasi scomparse dal nostro territorio, che l’associazione ha acquistato presso il millenario vivaio forestale di Camaldoli.

Per meglio individuare il tipo di frutto prodotto a quanti percorrono la mulattiera, ed a ogni pianta è stato applicato un cartellino di riconoscimento:

  • Noce nostrano
  • Melo Ruggina
  • Pero Briaco o Cocomerino
  • Melo Rossellina
  • Melo Cotogno
  • Ciliegio Corgnola
  • Pero Coscia
  • Pesco Vinosa
  • Ciliegio Bianco
  • Sorbo Domestico
  • Sorbo Uccellatore
  • Pero Cova
  • Susino Settembrino
  • Susino Claudina
  • Susino Prugna
  • Quercia Rossa Californiana
  • Mandorlo dolce
  • Fico Dottato o dalla goccia
  • ...e N. 15 cipressi toscani, dono di un importante vivaio del pistoiese.

AREA DIDATTICA E DI SOSTA:

A metà percorso della mulattiera è stata realizzata un’area didattica per incontri di carattere culturale e svago.
Sempre a metà percorso è stato recentemente realizzato un deposito di raccolta acqua con relativa fontana di acqua potabile. Attualmente stiamo provvedendo a realizzare di diversi punti luce, necessari ad illuminare l’area in occasione delle varie manifestazioni.

MANUTENZIONE ED OPERE ACCESSORIE:

La mulattiera ha poi riscosso in campo nazionale lusinghieri apprezzamenti e riconoscimenti, che ci hanno enormemente gratificato e ripagati per la dedizione ed il sacrificio che sono stati messi in campo da tutti i membri dell’associazione e dalla cittadinanza.

PREMI E RICONOSCIMENTI PER LA MULATTIERA:

La mulattiera ha poi riscosso in campo nazionale lusinghieri apprezzamenti e riconoscimenti, che ci hanno enormemente gratificato e ripagati per la dedizione ed il sacrificio che sono stati messi in campo da tutti i membri dell’associazione e dalla cittadinanza.

  • Alla 8° edizione del premio IQU, per l’innovazione e qualità urbana, la mulattiera si classificata al 3° posto .

    Ferrara 23 marzo 2013.

  • Pontificia Università Lateranense la mulattiera ha ricevuto un Premio da parte di ITALIA HERITAGE AWARD per la tutela e valorizzazione paesaggistica dei siti di interesse culturale.

    Roma 04 ottobre 2013

  • XXIII° Seminario internazionale di architettura e cultura urbana, un Premio speciale della critica per le opere realizzate dall’associazione il Faro di Corzano e comune di Bagno di Romagna.

    Camerino 29- 30 agosto 2013

  • XV edizione de ” La Città Per il Verde “ premio all’associazione Il Faro di Corzano e al Comune di Bagno di Romagna ed ai suoi cittadini per l’esemplare ripristino della mulattiera di Corzano.

    Padova 11 settembre 2014

IL CASTELLO DI CORZANO

Corzano nel periodo alto medievale fu una delle tante rocche e castelli attraverso i quali i conti Guidi di Bagno esercitavano il potere su un vasto territorio fra Romagna e Toscana.

Nel 1371 il Cardinale Anglich, commissario pontificio inviato in Romagna dal Papa Gregorio XI, lo descrive sul suo alto ed imprendibile colle, come munito di cinta muraria e di una piccola rocca “bellissima e fortissima”. All’epoca a Corzano vi erano otto focolari (cioè vi risiedevano otto famiglie).

Ai suoi piedi si trova il “borgo di San Pietro” per il quale passano, confluendo, le due strade che mettono in comunicazione la Romagna con la Toscana, cosa questa che nel tempo favorisce il nascere di un fiorente mercato con conseguente sviluppo economico del borgo stesso. All’epoca vi si contavano 24 focolari.

Poco distante vi è il ben più popoloso “Castrum Balnei” (Bagno), sede dei conti Guidi.

Nel 1404 Firenze strappa ai Guidi il feudo di Bagno con tutti i suoi territori e castelli, per cederli due anni dopo a Giovanni Gambacorti, signore di Pisa: Firenze si annette la città mentre ai Gambacorti viene ceduto “Bagno con la valle, la rocca di Corzano con le parti di Borgo S.Pietro, Castel Benedetto ,Careste, Monte Facciano, Rondinaia, Valdagneto, Castel dell’ Alpe e Larciano” (S. Ammirato, Istorie Fiorentine).

Quando nel 1424 Agnolo della Pergola, al soldo dei Visconti di Milano, nuovamente in guerra con Firenze, dilaga per la Romagna e punta sulla Val di Bagno scavalcando il monte Carnaio, trova a sbarrargli la strada la fortezza di Corzano, che oppone un’eroica resistenza stroncata solo a mezzo di inganno (G. Cavalcanti); caduta Corzano capitolano anche Bagno e Borgo S. Pietro.

Ritiratosi l’esercito milanese, ecco che nel 1433 ritroviamo signore di Bagno Gherardo Gambacorti, figlio di Giovanni, che però venti anni dopo, tradendo l’amicizia con Firenze, trama per consegnarsi con tutto il feudo ad Alfonso di Aragona, re di Napoli in guerra con Firenze: ma a questo tradimento si oppongono i valligiani che “ritte le bandiere di Firenze quegli (il Gambacorti) ne cacciarono” (N. Machiavelli, Istorie fiorentine). Firenze in premio di tanta fedeltà, estende allora la sua sovranità su quei luoghi, organizzandoli nel Capitanato della Val di Bagno (1454) suddiviso in 12 comunità: quella di Corzano, dotata di propri Statuti (1505), è formata dai popoli di Corzano, S. Piero, Castellina, Paganico e Rio Salso.

Sotto la dominazione fiorentina S. Piero si sviluppa notevolmente a discapito di Corzano, il cui borghetto cinto da mura si spopola progressivamente, fino al completo abbandono che avviene dopo il 1527, anno in cui è assaltato e incendiato dai Lanzichenecchi diretti a Roma per il celebre “sacco”.

Persa ogni importanza e abbandonata dalle sue genti, la rocca cade così in completo abbandono.

Nel 1568 , quasi mezzo secolo dopo la sua distruzione da parte dei Lanzichenecchi, la rocca di Corzano è pressoché completamente rovinata, mentre continua ad essere frequentata la piccola chiesa di San Bartolomeo ( già chiesa parrocchiale del castello) che racchiude un affresco del Quattrocento raffigurante la Madonna col Bambino per la quale i sampierani nutrono una profonda devozione. Ma nonostante siano copiose le donazioni e le elemosine (la cui gestione è affidata all’ abate di Bagno) il declino di Corzano non si arresta e la stessa chiesetta già nel 1629 “minaccia ruina et non viene offiziata” in quanto vi si dice messa solo il 24 Agosto per la festa di San Bartolomeo.

Bisognerà attendere il 1735 per assistere alla rinascita di Corzano e del suo santuario: in quell’anno infatti il vescovo di Sansepolcro Raimondo Pecchioli , notando l’ abbandono in cui versa la chiesetta, nonostante le elemosine dei fedeli siano copiose, toglie all’abate di Bagno la gestione delle offerte e le affida ad un rettore di sua fiducia, Don Lorenzo Benvenuti, che subito pone mano ad una profonda ristrutturazione. Vengono così chiusi i loggiati dalla parte del cimitero e delle rocche ottenendone due navate laterali, con conseguente ampliamento della la chiesa, viene chiusa l’antica porta di Corzano, e la parte di muro su cui era l’ affresco della Madonna viene intelaiato in una armatura di legno e posto sopra l’ altare maggiore.

Tanto zelo però andò nel tempo affievolendosi assieme alle elemosine dei sampierani, cosicché, cento anni dopo, la chiesa minaccia nuovamente rovina. Ma ecco un evento che assume i contorni del prodigio: nel 1835 una serie di scosse di terremoto funestano la vallata, cessando solo dopo che “ gli abitanti di San Piero e i popoli circumvicini andiedero a porgere vive suppliche a quella miracolosa Vergine”

Così scrive Don Giovanni Cristofaroni rettore di Corzano tra il 1835 e 1844. Grazie alle offerte divenute nuovamente generose, don Giovanni pone mano alle strutture murarie ( tetto, travi,un nuovo braccio della chiesa dal lato della rocca, la sacrestia, il piantito, il campanile ), dotando inoltre la chiesa di nuovi arredi sacri (stole,calici,messali ). Infine ripristina le due antiche feste di Corzano : Madonna delle Grazie di Corzano (domenica in Albis) e la Festa di San Bartolomeo (ultima domenica di Agosto). Tali feste, annunciate alla vigilia con fuochi nelle campagne saranno da allora celebrate con messe solenni e grande partecipazione della popolazione che si già di primo mattino si reca sul colle“per la petrosa mulattiera portando seco i desinari”

Dopo don Cristofaroni altri rettori (don Giovanni Melai, don Pietro Andrucci) si succedettero apportando ognuno significativi contributi . In particolare è proprio grazie all’ opera di don Andrucci , (coadiuvato da Pellegrino Scotti, l’ eremita che si prese cura di Corzano tra il 1895 e 1916) che la sommità del colle e la spianata antistante la chiesetta, che erano completamente privi di vegetazione, andarono progressivamente ricoprendosi di varie essenze arboree (tigli, aceri, cipressi) fino ad assumere un aspetto simile a quello che tutti conosciamo ed amiamo.

(liberamente tratto da “Immagini e memoria” di Giuliano Marcuccini)